La Serenissima, in questo periodo, è ancora libera e festosa nonostante un baratro economico sempre più spaventoso stia allargandosi nelle casse della Stato. Anche il sistema latifondistico delle campagne non porta più i frutti di un tempo, ma ciò passa inosservato dietro alla facciata delle numerose ville e giardini nobiliari che sorgono nei possedimenti veneziani e che si trasformano da residenze “agricole” a luoghi di feste e divertimento. | |||
Costruita tra il 1720 e il 1756
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«All’inizio del Settecento i Pisani del ramo di Santo Stefano erano una delle famiglie veneziane più ricche e con le maggiori proprietà in terraferma. Almorò e Alvise Pisani, il futuro doge, benché proprietari di terreni vasti fino a 2000 ettari, scelsero il fondo a Stra – presso Padova – relativamente piccolo (solo 10 ettari circa), per progettare una nuova villa colossale. Questo fondo, sul quale possedevano una vecchia villa, traeva però notevole vantaggio dalla sua localizzazione lungo il naviglio Brenta, che fu definito nel 1709 da Vincenzo Coronelli “quasi Borgo della città di Venezia” e che, come prolungamento del Canal Grande, costituiva la strada principale tra Venezia e Padova. Lungo questa strada doveva sorgere un palazzo in grado di rappresentare l’apice della potenza e la distinzione dei Pisani tra le famiglie del patriziato veneziano». (Gaier, Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, p. 410)
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Scuderie. |
Andrea Palladio
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Girolamo Frigimelica, Giovanni Gloria
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L'imponente salone delle feste, articolato su doppia altezza, fu interamente affrescato fra il 1760 e il 1762 da Gianbattista Tiepolo in collaborazione con Pietro Visconti, Giambattista Crosato, Jacopo Guarana e il figlio Giandomenico al quale si devono anche le decorazioni monocromatiche dipinte sul ballatoio. Un sapiente gioco di finzioni prospettiche dilata illusionisticamente lo spazio, colonne dipinte delineano finte architetture che incorniciano la Gloria della famiglia Pisani.
Nella complessa composizione i membri della famiglia, così reali nei loro abiti settecenteschi, appaiono attorniati dalle tante personificazioni allegoriche. Qui Giambattista «realizza una vera e propria summa della propria arte, stupenda per le qualità virtuosistiche degli scorci, per la inimitabile bravura nel dare unitarietà e vita all'insieme eterogeneo delle figurazioni allegoriche più disparate, per il rigoroso equilibrio della composizione, per la magnifica sinfonia di luce e di squillanti colori.
[…] questo soffitto sembra simboleggiare non tanto la fine di Venezia quanto la sua quasi prevista trasfigurazione da realtà a leggenda». (Bové 1999, p. 148)
Veduta del Salone delle Feste. |
Giandomenico Tiepolo
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Giambattista Tiepolo
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L'operatrice museale ci ha spiegato dettagliatamente l'enorme affresco sul soffitto della maestosa sala da ballo ricco di immagini allegoriche significative: la Pace, la Fama, la Ricchezza. Interessante vedere come i pittori di quel tempo riuscissero a comunicare così tanti messaggi attraverso le figure. Anche i quattro continenti sono rappresentati sotto forma di persone e animali. L'affresco raffigura le virtù dei Pisani che vogliono essere celebrati come famiglia giusta e piena di pregi, come si può notare anche sulle facciate della villa coronate da statue.
Sulla facciata fronte Brenta sono esaltate le Virtù e la Fede necessarie al doge per governare bene, mentre sulla facciata rivolta al parco è celebrato il capitano da mar Andrea Pisani e il suo valore militare a tutela della pace.
Questa uscita è stata bella perché non capita tutti i giorni di fare esperienze che ci portino alla conoscenza della nostra cultura. (Classe IC)
Il parco realizza un efficace intreccio tra il modello francese, dalle prospettive infinite, e l’architettura del giardino veneto.
«La cultura classica del Frigimelica si fonde da un lato con il palladianesimo, dall’altro con le scenografie e la ricerca della grande dimensione barocca espressa nei padiglioni ma soprattutto nel sistema delle prospettive e nella creazione del grande parterre, richiamo alla villa Tuscorum di Plinio». (Rallo 2000, p. 45)
Una delle prime opere portate a termine dall’architetto padovano fu il labirinto vegetale, costituito da una serie di nove anelli concentrici, interrotti a formare anfratti e deviazioni: un divertissemant inserito nel giardino per lo svago dei visitatori. I percorsi sono tanti, ma solo uno conduce alla meta: la torretta centrale sulla cui cima è posizionata la statua di Minerva, dea della ragione.
Bartolomeo Gaetano Carboni,
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Il concetto di villa cambierà nell'Ottocento
«Il cambiamento più radicale nella storia della villa avvenne nell’Ottocento, quando vi fu un processo di democratizzazione. Le ragioni sono complesse e da ricercare nel rapido sviluppo dei centri urbani, nell’industrializzazione, nella rivoluzione del sistema dei trasporti oltre che negli effetti della filosofia settecentesca dell’uguaglianza sociale e del romanticismo. […] Il termine “villa” venne utilizzato per indicare qualsiasi abitazione unifamiliare o bifamiliare, che si trovasse in città, in periferia o in campagna e che fosse circondata da uno spazio aperto un po’ ampio rispetto a quello intorno gli edifici del centro cittadino». (Ackerman, Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, p. 9)