Domenico Veneziano
Pala di Santa Lucia de’ Magnoli, 1445-1447
Firenze, Uffizi.

Domenico Veneziano (inizi 1400-1461)

Nella tavola che era destinata alla chiesa fiorentina di Santa Lucia de’ Magnoli, Domenico Veneziano esegue una perfetta sintesi prospettica di luce e colore che costituirà un importante punto di riferimento per la pittura plastica e luministica di Piero della Francesca.

La Vergine in trono col Bambino, collocata al centro di un’architettura poligonale, è attorniata dai santi Francesco, Giovanni Battista, Zenobio e Lucia, disposti con andamento semicircolare. Figure e ambiente sono unificati dall’illuminazione proveniente da destra, dal calibrato impiego di colori tenuissimi e delicati nonché dalla complessa costruzione prospettica, secondo tre punti di fuga, che sottolinea la centralità della Madonna.

«La razionalità dell’impianto, che nulla lascia al caso, porta il pittore a disegnare anche le ombre secondo rigorosi schemi prospettici, dimostrando una grande attenzione per il dato reale: la fonte luminosa a destra, perciò, investendo santa Lucia, rende il colore dell’abito estremamente acceso, mentre i toni più spenti della Vergine dipendono dalla penombra in cui ella si viene a trovare, essendo riparata dalla luce diretta dall’aereo loggiato.

È questa conoscenza approfondita delle regole della prospettiva lineare che ha fatto supporre alla critica che la formazione di Domenico “da Venigia” sia avvenuta completamente a Firenze, attraverso un’attenta lettura delle opere di Masaccio e di Beato Angelico». (Diegoli, Granata, Hernandez 1998, in Atlante delle opere d’arte, p. 117)

Schema prospettico.

La stessa limpida costruzione prospettica definita dalla luce caratterizza la scena dell’Annunciazione, rappresentata in una delle tavolette della predella che, smembrata nel XIX secolo, completava la pala.

Domenico Veneziano
L’Annunciazione, 1445-1447
Cambridge, Fitzwilliam Museum.

A proposito di ombre

È comunque da sottolineare che in un dipinto non sempre la corretta applicazione delle ombre portate produce esiti felici per lo sguardo. Perciò spesso, per sottolineare un evento, l’artista è costretto ad abbracciare qualche compromesso.
«Un buon esempio può essere offerto da un’opera di Vittore Carpaccio. Uno dei teleri del ciclo di sant’Orsola (1490-1500), conservato presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia, mostra il momento nel quale un angelo appare in sogno alla santa, preannunciandole l’imminente martirio. La scena è ambientata all’alba, in accordo con la tradizione, presente già in Dante, che vuole i sogni fatti sul far del giorno profetici per natura. Nel dipinto la luce dorata del mattino entra nella stanza di Orsola attraverso la porta e le finestre, ma, anziché proiettare le ombre allungate degli oggetti, si comporta in modo anomalo, e la figura dell’angelo che appare sulla soglia getta un’ombra decisamente troppo sottile. Se Carpaccio avesse raffigurato la scena seguendo le leggi della fisica, il cono d’ombra proiettato dal messo celeste non solo si sarebbe stagliato sulla parete di fondo, dietro al letto di Orsola, ma avrebbe addirittura oscurato la protagonista principale del quadro». (Bonoldi 2010)

Vittore Carpaccio
Il sogno di sant’Orsola, 1495
Venezia, Gallerie dell’Accademia.

    

Elaborazione grafica con simulazione delle ombre portate corretamente.