LE SCUOLE
Le Scuole, divise in maggiori e minori, erano confraternite di laici che, sotto la protezione di un santo patrono, si riunivano o per salvaguardare gli interessi di un determinato lavoro, "Scuole di arti e mestieri", o per devozione alle virtù cristiane, "Scuole di Devozione o Confraternite", o come associazioni per i lavoratori stranieri bisognosi di assistenza e inserimento. Queste fungevano quindi da tramite tra il potere pubblico e il privato cittadino inserito nel contesto sociale secondo gli interessi, la nazionalità, l’attività. Ogni Scuola stendeva un proprio regolamento, capitulare o mariegola, e ad ogni confratello veniva assegnata di volta in volta una precisa mansione. Inizialmente autonome dallo Stato, furono poi sottoposte alla sorveglianza di particolari magistrature che definivano la durata in carica dei componenti e, a volte, sovrintendevano alla stesura degli stessi capitulari. Le Scuole trovavano sede presso parrocchie, conventi o monasteri, stipulando degli accordi di tipo economico che ne regolassero l’ospitalità, mantenendo comunque l’indipendenza dagli organi ecclesiastici.
Marin Sanudo (1466-1536), cronista dei fatti veneziani, elenca nei suoi scritti duecentodieci scuole piccole e sei grandi alle quali appartenevano i veneziani di maggior censo e che potevano quindi permettersi un proprio edificio da utilizzare per le riunioni. Le sei Scuole Grandi, le più ricche per patrimonio e privilegi, gareggiavano tra loro per importanza, bellezza, potenza e molti furono gli artisti che prestarono la loro opera per abbellirle. Alle Scuole Grandi di San Rocco, San Marco, Santa Maria della Carità, San Teodoro, San Giovanni Evangelista, Santa Maria della Misericordia, nel XVIII secolo si aggiunse la settima Scuola Grande dei Carmini.
Tutte conclusero l’attività alla fine della Repubblica.
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Bartolomeo Bon
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Sansovino
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Tommaso Contin, Giuseppe Sardi
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Baldassarre Longhena
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Scuola Grande della CaritàLa Scuola, fondata nel 1260, fu la prima tra le istituzioni laico-religiose veneziane ad avere l’appellativo di “grande”. Le risorse economiche permisero ai confratelli di acquistare nel corso dei secoli buona parte del terreno di proprietà del monastero adiacente, dove erigere l’Albergo per ospitare i bisognosi. L’unica testimonianza di come fosse l’antico edificio viene offerta dal dipinto Il laboratorio dei marmi in campo San Vidal di Canaletto. Tutto rimase pressoché immutato fino agli inizi dell‘800 quando il complesso della Carità fu destinato ad ospitare le Gallerie dell’Accademia. Fu Napoleone a decidere di trasferirvi le collezioni dell’Accademia di Venezia che, operante dal 1755 sotto la direzione di Giambattista Tiepolo, si trovava al fondaco della Farina, presso i giardinetti dell’ex Palazzo Reale. Gian Antonio Selva, nel 1811, progettò la nuova facciata e revisionò la struttura interna della Scuola e della chiesa al fine di accogliere le opere che presentano una panoramica completa della pittura veneziana dal medioevo al Settecento. |
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Scuola Grande di San Giovanni EvangelistaLa Confraternita, istituita nel 1261, già nel 1307 usufruiva di una cappella nella chiesa di San Giovanni Evangelista, fondata dalla famiglia Badoer che edificò anche l’attiguo ospizio. Qui nel 1340 vennero concessi alla Scuola alcuni locali, dietro un compenso annuo. La Confraternita accrebbe il proprio prestigio nel 1369, quando Filippo de’ Merzieres, Gran Cancelliere del Regno di Cipro e di Gerusalemme, offrì in dono un frammento del legno della Croce. Nel 1414 la Scuola occupava l’intero ospizio, ripristinato entro il 1453, le cui finestre gotiche si affacciano ancora oggi sul cortile prospiciente. Un ulteriore intervento conferì all’edificio l’aspetto attuale: capolavoro protorinascimentale realizzato nel 1481 dall’architetto e scultore Pietro Lombardo. Il portale a coronamento curvilineo, sormontato da un’aquila simbolo della Confraternita, è fiancheggiato da due finestre e introduce nel campiello.
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Scuola Grande di San MarcoL'edificio, splendido esempio del primo Rinascimento, fu riedificato dopo un devastante incendio nel 1485 sotto la guida di Pietro Lombardo, la cui impronta è riconoscibile, nella parte inferiore, per la ricchezza delle decorazioni marmoree e la vivace fantasia. L'illusionistico effetto prospettico prodotto dai riquadri, raffiguranti due leoni che sembrano a guardia dell'accesso principale, conferisce al tutto una sorta di fiabesca astrazione. Nel 1490, per controversie fra l'artista e i confratelli, la direzione dei lavori fu affidata a Mauro Codussi, che portò a termine l'intervento 5 anni dopo. Sua è l'ideazione del coronamento curvilineo, forse ispirato ai grandi arconi terminali della basilica di San Marco, di cui era proto. La struttura asimmetrica della facciata rispecchia quella che era la distribuzione interna: a destra l'Albergo, a sinistra il salone o cappella.
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