Pitagora (Samo 580-500 a.C.) e i pitagorici
La tradizione considera Pitagora tra i primi matematici a concepire i numeri come entità astratte e gli attribuisce l’emblematica frase “Tutto è numero”, ovvero ogni cosa può essere ridotta a una relazione numerica.
«Appena desti in ordine mettete
Allo stesso modo, al calar della sera dovevano recitare: Non permettete al sonno di chiudervi gli occhi
Al di là dei racconti mitologici, poco si conosce di Pitagora e dei pitagorici, certo è che gli storici riconoscono loro un rilevante contributo allo sviluppo della matematica e alla sua applicazione. Si deve proprio agli autori pitagorici la definizione di proporzione sia essa “aritmetica”, “geometrica” o “armonica”. |
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Erma di “Pitagora”
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Numeri
Il misticismo del numero non nacque con i pitagorici, ma per questi il Numero divenne un culto, l’espressione della divinità. In una visione maschilista differenziarono i numeri pari e dispari associando:
- i pari alla femminilità – oscurità e male;
- i dispari alla virilità – luminosità e bene.
Alcuni di questi pregiudizi hanno resistito per secoli. Idee simili si ritrovano nella teoria cosmologico-religiosa cinese dello Yin (principio femminile oscuro) e dello Yang (principio maschile luminoso).
Attribuirono inoltre speciali proprietà ad alcuni numeri raffigurabili geometricamente.
- 1- Progenitore di tutti i numeri caratterizzava la ragione. Geometricamente rappresentato dal punto, a sua volta progenitore di tutte le dimensioni dello spazio.
- 2- Il primo numero femminile, numero della divisione e dell’opinione. Geometricamente espresso dalla linea, determinata da due punti.
- 3- Il primo vero numero maschile, il numero dell’armonia. Geometricamente espresso dal triangolo.
- 4- Il numero della giustizia e dell’ordine. Geometricamente quattro punti, non giacenti sullo stesso piano, determinano un tetraedro, ovvero una piramide con quattro facce triangolari, con un volume a tre dimensioni.
- 5- Il numero dell’amore e del matrimonio, somma del primo numero femminile con il primo numero maschile. Geometricamente espresso dal pentagono regolare. I pitagorici avevano adottato il pentagramma, “stella pitagorica” racchiusa nel cerchio divino, quale simbolo della confraternita.
- 6- Il numero della creazione, il primo numero perfetto in quanto la somma dei suoi divisori è uguale al dividendo: 1 + 2 + 3 = 6. Il successivo è il 28 i cui divisori sono 1, 2, 4, 7 e 14.
- 10- Tetraktis "quattro al triangolo", era il numero più sacro, il numero dell’universo, somma dei numeri rappresentanti tutte le dimensioni: 1 l’unicità, 2 la polarità, 3 l’armonia, 4 la realtà spaziale. Gli stessi numeri si ritrovano nei rapporti degli intervalli musicali.
Le forme geometriche danno vita ai numeri:
“triangolari” – 1, 3, 6, 10, 15, 21 …
“quadrati” – 1, 4, 9, 16, 25 …
“pentagonali” – 1, 5, 12, 22, 35 …
“esagonali” – 1, 6, 15, 28 …
Per i pitagorici numero e figura sono quindi inscindibili.
![]() I numeri figurati della scuola pitagorica. |
Musica
Nel mondo dei pitagorici il concetto di ordine numerico non riguardava soltanto la geometria, ma si estendeva alla musica e al cosmo.
Esclusa l’immagine in alto a sinistra, che riproduce la figura biblica di Jubal o Tubal, “padre di tutti coloro che suonano l’arpa o l’organo, «in tutte [le altre] raffigurazioni gli oggetti, usati per produrre il suono, recano le cifre 4, 6, 8, 9, 12, 16, e le teste di martello, le campane, le altezze del liquido, i pesi, la lunghezza dei flauti, illustrano questi rapporti per mezzo del variare delle rispettive dimensioni. […] Pitagora è mostrato mentre attesta l’armonia dell’ottava (8:16); nell’ultima figura, egli è in concerto con Filolao, il quale suona un flauto lungo il doppio del suo (8 e 16); inoltre Filolao porta due flauti, che esprimono la quinta (4 e 6) e Pitagora due altri che esprimono la quarta (9 e 12)». (Wittkower 1994, p. 122) |
![]() F. Gafurio
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UniversoI pitagorici conclusero che, come si poteva esprimere l’armonia attraverso i numeri, allo stesso modo, mediante la misura e la ragione, si poteva comprendere l’universo.
Le osservazioni astronomiche suggerivano come i moti dei corpi celesti fossero regolari e sottoposti a un ordine preciso. Tralasciando la Terra e le Stelle Fisse, i pianeti conosciuti allora erano sette, tanti quante le note musicali e naturalmente a ogni pianeta venne associata una nota: da qui l’idea che nei loro movimenti anche i corpi celesti producessero una musica armoniosa: l’«armonia delle sfere» che non riusciamo a percepire perché è un suono continuo che corrisponde al nostro silenzio.
Sapevate chePlatone nella Republica narrò l’armonia delle sfere nel mito di Er.
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![]() Universo pitagorico. |
Una variazione sul tema fu effettuata da Cicerone alla fine del De republica. Questa volta è Scipione l’Africano ad apparire in sogno al nipote, a mostrargli la disposizione, il moto e il suono delle sfere celesti, e a insegnargli che si può tornare alle stelle imitando quel suono in due modi: fisicamente, attraverso la musica, e mentalmente, ricercando la verità.
Il mito di Er divenne in seguito il soggetto de L’armonia delle sfere, il primo di una serie di intermezzi musicali alla commedia La pellegrina: commissionati per le nozze di Ferdinando de’ Medici, e prodotti dalla Camerata dei Bardi nel 1589, essi sono oggi considerati la prima opera lirica della storia. A sua volta, Il sogno di Scipione divenne nel 1772 un’omonima serenata drammatica, con libretto di Pietro Metastasio e musica di Wolfgang Amadeus Mozart». (Odifreddi 2004, p. 50)
Le idee pitagoriche si mantennero vive per secoli: nel 1619 Keplero scrisse L’armonia del mondo.
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Nell’arte cristiana sono gli angeli musicanti e cantori ad esprimere l’armonia delle sfere e del cosmo. Essi compaiono per offrire all’uomo il dono della musica e vengono rappresentati con strumenti a volte puramente immaginari a sottolineare il carattere sovrannaturale e spirituale di quell’armonia; in questo caso l’ibrido di viella e il flauto a becco. |
Gaudenzio Ferrari
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