Storie di san Marco

La serie delle Storie di san Marco destinata alla Sala Capitolare dell’omonima Scuola, fu commissionata da Tommaso Rangone - il ricco ed egocentrico medico e filosofo divenuto Guardian Grande nel 1562 – che richiese al Tintoretto tre scene raffiguranti i miracoli postumi del santo patrono: il Trafugamento del corpo di san Marco, il Ritrovamento del corpo di san Marco e San Marco salva un saraceno. Il Rangone richiese anche di essere ritratto in abiti ufficiali in tutti e tre i dipinti, non quale testimone passivo come tradizionalmente venivano rappresentati i governatori delle confraternite, ma come partecipante attivo della composizione.
«Il tema profondamente drammatico ed esplicitamente miracoloso del ciclo si adattava perfettamente alle doti del Tintoretto, come si nota nelle [prime] due tele collocate originariamente ai lati della porta d’ingresso e quindi concepite come pendants compositivi». (Pallucchini, Rossi 1982)

Il Trafugamento del corpo di san Marco - che coinvolge lo spettatore più sul piano delle emozioni che su quello della razionalità - descrive il momento in cui i cristiani di Alessandria riescono a sottrarre il corpo del santo dal rogo, profittando di un improvviso uragano che ha spento il fuoco e messo in fuga i suoi persecutori.

L’episodio è inserito in un’ambientazione suggestiva e la luce, protagonista del dipinto, colpisce con violenza il corpo del santo - dalla muscolatura michelangiolesca e ripreso in bellissimo scorcio - proiettandone l’ombra in primo piano. A sostenergli la testa è ritratto il Rangone stesso, oltre il quale si profilano architetture che, come in una visione di sogno, sembrano prive di peso: «architetture […che] sono deliberatamente volte a evocare piazza San Marco e a ricordare patriotticamente il fatto che le spoglie del santo erano destinate a riposare non ad Alessandra ma a Venezia. La ripida fuga prospettica, l’incomprensibile disomogeneità di scala, il cielo oppressivamente fosco e le figure quasi spettrali dei musulmani contribuiscono a creare un’atmosfera di timore e inquietudine, che esprime con eloquenza la natura miracolosa dell’evento». (ibidem)

Jacopo Tintoretto
Trafugamento del corpo di san Marco, 1562-66
Venezia, Gallerie dell’Accademia.

Affascinante è la narrazione del Ritrovamento del corpo di san Marco che vede il santo, rappresentato all’estrema sinistra, assistere i due mercanti veneziani mentre riesumano le sue spoglie tra le volte di Sant’Eufemia ad Alessandria, per ricondurle a Venezia. In primo piano si svolgono i miracoli: Marco risuscita un morto di giovane aspetto ed esorcizza un invasato, liberandolo dal demonio che, con una spirale sulfurea, se ne esce dal poveretto; il tutto alla presenza del committente Rangone.

«La composizione è dominata dalle ortogonali dell’architettura, che quasi risucchiano lo sguardo dell’osservatore nella profondità dello spazio pittorico, verso la sorgente luminosa posta sul fondo. Lo stesso sguardo, tuttavia, immediatamente viene rimbalzato in primo piano, al centro dell’azione miracolosa, dalla mano circondata di luce di san Marco, raffigurata esattamente nel punto di fuga dello schema prospettico. […] La scena appare orchestrata proprio dalla studiata disposizione delle fonti luminose, dal fascio di luce che mette a fuoco l’apparizione del santo, alla luce che seguendo il percorso delle arcate, di cui sottolinea i profili, scandisce la fuga dello spazio verso il fondo, ritmata anche dalle zone illuminate degli avelli, sino al riverbero suscitato dal bagliore della torcia tenuta accesa da uno dei personaggi campiti sul fondo di quella lunga navata. Dinamica spaziale e luministica sono quindi perfettamente coordinate in funzione di quel senso scenico, tipico della narrativa tintorettiana, che in questo caso giova a sottolineare la drammaticità e la straordinarietà dell’evento miracoloso». (ibidem)

Ritrovamento del corpo di san Marco, 1562-66
Milano, Pinacoteca di Brera.


Il dipinto San Marco salva un saraceno rappresenta il miracoloso salvataggio del naufrago infedele che, colto dalla tempesta, invoca l’aiuto del santo il cui efficace intervento avviene in volo.

Ancora una volta Rangone, nel suo abito dorato di cavaliere, partecipa alla drammatica scena esaltata dai contrasti di luce.

Tintoretto ha imitato la tempesta con effetti speciali.

San Marco salva un saraceno, 1562-66
Venezia, Gallerie dell’Accademia.