Le Ultime cene di Tintoretto

«Caratteristica tipica della maturità del Tintoretto [predecessore del Barocco] è uno sviluppo fortemente teatrale della tessitura luministica, finalizzata non tanto ad animare la composizione, quanto a creare contrasti e a evidenziare la tensione dinamica dei corpi […al fine] di coinvolgere emotivamente lo spettatore nell’episodio sacro» (Pallucchini, Rossi 1982)
La sua tecnica è rapida, le sue composizioni sono audaci e infrangono le regole prospettiche del Rinascimento.

Jacopo Tintoretto
Ultima cena, 1592-94
Venezia, San Giorgio Maggiore.


L’effetto grandioso della tela - ultima opera del pittore - è dato dal punto di vista fortemente rialzato della prospettiva obliqua che amplia a dismisura lo spazio verso il fondo. La luce - proveniente dalla lampada a olio, dalle aureole di Gesù e degli apostoli, dagli evanescenti angeli che aleggiano sospesi tra il mondo terreno e l’ineffabile mondo celeste - accentua il carattere visionario della scena. «Nell’arte di Tintoretto la luce non né fresca né legata in maniera armonica, bensì “esaltata” e talora febbrile, basta guardare […] le drammatiche ombre proiettate dagli apostoli sul tavolo. […] Gesù non siede al centro del tavolo, ma si trova comunque nel punto centrale del quadro, si osserva così un’ulteriore ambiguità che contrappone due realtà, quella interna l’immagine e un’altra esterna che coinvolge l’osservatore. Una simile ambiguità si osserva nel tavolo disposto di sbieco, che attribuisce al dipinto un effetto del tutto diverso da quello del Cenacolo di Leonardo, ed è correlata alla collocazione del dipinto alla destra dell’altare della chiesa. Difatti, visto dalla navata della basilica, il tavolo appare nel dipinto come un prolungamento dell’altare». (Curiger 2011, p. 469)
L’ambigua relazione tra realtà e miracolo trasporta l’osservatore in un momento di intensa poesia e di profondo misticismo. Scopo principale del dipinto è l’esaltazione della comunione - cibo celeste, segno di vita eterna - alla quale rimane estraneo Giuda, l’unico senza aureola, malvestito e relegato in solitudine al lato opposto del tavolo.

Il soggetto - in pendant con la Lavanda dei piedi - sarà uno dei più frequenti della tematica religiosa di Tintoretto che nel corso della sua carriera lavorò per molte confraternite, contribuendo a diffondere l’abitudine di dotare le cappelle di grandi tele orizzontali poste l’una di fronte all’altra.

Il pittore rielaborò il tema dell’Ultima cena, sempre calata in un contesto quotidiano, ricercando ogni volta spunti e soluzioni che meglio permettessero di immedesimare lo spettatore nell’evento.

«Con grande fantasia e coraggiose scelte prospettiche, il pittore fa ruotare la tavola di Cristo e degli Apostoli nei modi più inconsueti, mettendola di taglio, di sghembo, in diagonale. Il tutto in un contesto architettonico virtuosistico, in cui le figure si animano di un dinamismo febbrile».
(Zuffi 2005)

Ultima cena, 1578-81
Venezia, Scuola Grande di San Rocco.


Ultima cena, 1564-66
Venezia, San Trovaso.


Ultima cena, 1570 ca.
Venezia, Santo Stefano.


Ultima cena, inizio dell’ottavo decennio del XVI sec.
Venezia, San Polo.

Tintoretto, alla continua ricerca di spunti compositivi sul tema più volte rappresentato, nell’Ultima cena di San Polo raffigura Cristo che, nel porgere contemporaneamente a due apostoli il pane - cibo spirituale, allarga talmente le braccia da prefigurare l’imminente crocifissione.


A proposito di presagi e di ombre

«Il quadro, intitolato emblematicamente L’ombra della morte, mostra Cristo come un semplice falegname, raffigurato al termine di una lunga giornata di lavoro, mentre distende le braccia.
Sulla sinistra è raffigurata Maria, colta nell’atto di osservare all’interno di un baule, gli scrigni contenenti i doni dei re magi.
La Vergine appare però distratta da qualcosa, e volgendosi […], ferma il proprio sguardo su un oscuro presagio: la luce del sole calante proietta infatti l’ombra del Figlio, inchiodandola letteralmente alla parete della bottega, dove gli strumenti del lavoro da falegname disegnano la forma della croce». (Bonoldi 2010)

William Holman Hunt
L’ombra della morte, 1870-73
Manchester, Manchester Art Gallery.