Joseph Wright of Derby (1734-1797)

«Nell’Inghilterra del Settecento l’illuminismo trova terreno di coltura nello straordinario sviluppo della ricerca scientifica, in un atteggiamento critico improntato a un’inedita libertà di vedute e in un’attenzione nuova della pittura per il mondo della scienza e della tecnica. Joseph Wright of Derby è l’esponente principale di questa tendenza […e] incentra la sua attività di pittore soprattutto sull’illustrazione di temi scientifici, con un utilizzo sapiente della luce e delle ombre. I suoi modelli di riferimento, dal punto di vista artistico, sono Caravaggio e la pittura olandese della resa minuziosa della realtà […].

Joseph Wright of Derby
Un filosofo spiega il planetario, 1766
Derby, Derby Museum and Art Gallery.


Egli aspira alla creazione di un nuovo genere pittorico, di ispirazione morale-didattica, e a questo ambito appartiene anche l’Alchimista alla ricerca della pietra filosofale […]. Contrariamente alla scena precedente [con il planetario], l’ambientazione non è nel presente ma in un passato indefinito, ma non si tratta di un passo indietro verso un’evocazione nostalgica dei misteri del laboratorio alchemico, anzi; l’alchimista, in ginocchio davanti alla sua scoperta, invece della pietra che trasforma la materia in oro scopre il fosforo: è la dimostrazione di una sorta di ineluttabilità del progresso scientifico, in cui la verità delle leggi di natura (in questo caso della chimica) si rivela più forte della superstizione, al di là delle intenzioni stesse del ricercatore. Ancora una volta, protagonista della scena è la luce: quella dell’ampolla che illumina il volto del vecchio barbuto e gli antichi volumi che lo sovrastano, depositari della sapienza tradizionale (c’è anche una carta astrologica); le due luci secondarie che la accompagnano: una fiammella in secondo piano che rischiara i suoi due giovani assistenti e sul fondo, in alto, uno spicchio di luna piena che appare di là dai vetri di un finestrone gotico. Le tre luci sono state interpretate, rispettivamente come frutto dell’artificio, dello spirito e della natura: le tre fonti principali dell’esperienza a disposizione dell’umanità. Abbiamo a che fare qui, in qualche modo, con un alchimista illuminato; un’esperienza, sembra suggerire Wright, alla portata di tutti noi». (Pescio 2009)

Joseph Wright of Derby
Alchimista alla ricerca della pietra filosofale, 1771
Derby, Derby Museum and Art Gallery.


Joseph Wright of Derby
Esperimento con una pompa ad aria, 1768
Londra, National Gallery.


«Pochi quadri sono al contempo più bonari e più crudeli di questo, dove si impara che il misero volatile, un cacatua per l’occasione, perde la vita quando perde l’aria che viene estratta dalla campana di vetro. E tutti imparano la lezione sotto la luce romantica d’una lampada ch’è già testimone della rivoluzione industriale in corso. Tutti, o quasi, poiché mentre i tre maschi adulti stanno esaltandosi in varie riflessioni e gesti serenamente pedagogici, la fanciulla a sinistra trova promesse di futuro ben più attraenti nelle guance carnose del giovin signore. Premesse di romanticismo che vengono salutate da un'inquietante luna piena». (Daverio 2011)

Divulgazione illuminista

Nel 1751 in Francia venne pubblicato il primo volume dell’Encyclopédie curata da Diderot e d’Alembert: l’opera incarna lo strumento fondamentale per l’affermazione e la divulgazione delle dottrine illuministe. Anche le arti erano invitate a svolgere un ruolo primariamente formativo della sensibilità e della morale: esse dovevano educare socialmente il loro pubblico.

Il bolognese Giuseppe Maria Crespi, abile nell’uso delle biacche, dà rilevo a queste due finte librerie, capolavoro del Settecento europeo.

Giuseppe Maria Crespi
Scaffali con libri di musica, 1725 ca.
Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale.