Piero della Francesca
Sacra Conversazione, 1472-74
Olio e tempera su tavola, 251 x 172 cm
Milano, Pinacoteca di Brera.

L’opera

La pala, che era collocata a Urbino nella chiesa di San Bernardino dove è sepolto Federico da Montefeltro, fu trasportata alla Pinacoteca di Brera sotto il regime napoleonico. Piero, nel suo ultimo dipinto, alla tempera aggiunse i pregi della pittura a olio ottenendo una maggiore luminosità delle tinte, una stesura più accurata, liscia e con effetti di chiaroscuro che la tempera non permetteva.

Il committente

Federico da Montefeltro, duca di Urbino, commissionò la pala a ricordo di eventi lieti e tragici: la nascita del figlio Guidobaldo, erede al trono di Urbino, la successiva morte della moglie Battista Sforza a cui alludono la Vergine e il Bambino, e la vittoria per la presa di Volterra che lo rese il capitano più ammirato d’Italia. Ecco perché il duca appare ritratto da solo in primo piano vestito dell’armatura che lo connota come condottiero.

La composizione

La rinascimentale architettura dipinta non funge più da fondale ma diventa, alla stregua dei personaggi, protagonista dell’immagine. Lo spazio è misurato dalla luce che esalta la struttura e materializza i corpi.
Il ritmo delle lesene e delle specchiature marmoree determina la disposizione a semicerchio degli angeli e dei santi che, riproducendo la struttura dell’abside, attorniano la Vergine come una corte celeste. La Regina del Paradiso è rappresentata con maestà ed eleganza e il suo volto ovale, che coincide con il punto di fuga della prospettiva centrale, riprende la perfetta forma dell’uovo soprastante. Centro simbolico della scena è l’uovo di struzzo appeso ad una candida conchiglia che conclude l’abside e la cui forma riecheggia come un’onda nel movimento dei cerchi che si allargano dall’arcata al coro e dal coro all’abside.
Ogni dettaglio è trattato con estrema cura, dai preziosi gioielli al tappeto orientale, ma l’artista raggiunge il suo apice nel rappresentare l’armatura di Federico sulla quale si riflettono il manto della Vergine e la finestra da cui proviene la luce. L’elmo riflette il duca stesso che depone le armi al cospetto della Madonna-Chiesa: «[…] la Vergine ha per sfondo una “vera” abside di chiesa e, al pari della Santa Chiesa universale di cui è specchio e figura, vigila in preghiera sul corpo di Cristo.» (Paolucci 2003, p. 20)
Il dipinto, di destinazione pubblica, oltre al significato religioso doveva anche celebrare l’autorità del sovrano e la magnificenza del suo governo legittimato e consacrato dalla Chiesa.

         
Curiosità

In san Pietro martire, il cui volto sbuca dietro il santo di Assisi, si è identificato il ritratto di Luca Pacioli discepolo a amico di Piero.
Questa elaborata sintesi prospettica di forma-colore-luce sarà imitata da Giovanni Bellini nelle grandi pale veneziane.

Particolare

            

Giovanni Bellini
Pala di San Giobbe, 1487
Olio su tavola, 471 x 258 cm
Venezia, Gallerie dell’Accademia.