ANDY WARHOL 1928-1987
IC 

«La Pop Art ebbe un successo immediato in tutto il mondo; la facilità, la piacevolezza, la semplicità della poetica, insieme al fatto che gli Stati Uniti, agli inizi degli anni sessanta –Kennedy e il rock’ n’ roll, il benessere e la speranza -, venivano ritenuti il modello cui il mondo occidentale si sarebbe dovuto uniformare nel giro di pochi anni, diffusero la Pop Art ovunque, soprattutto dopo la sua presentazione in grande stile alla Biennale di Venezia del 1964». (Zuffi 2006, p. 273)
Pop, pur essendo l’abbreviazione di popular, non significa “popolare”, ma di “massa”. Il benessere diffuso, la smisurata produzione di oggetti, l’onnipresente pubblicità caratterizzano il sistema di vita nordamericano dove il consumismo è considerato un fatto comune, usuale. Gli oggetti di consumo invadono il quotidiano e diventano popular, familiari. «Tanto familiari da risultare invisibili: la Pop Art restituisce visibilità agli oggetti e nel contempo costruisce una specie di mitologia del banale». (ibidem, p. 252)

Andy Warhol
Five Coke Bottles, 1962.

Non vi è critica sociale, anzi gli esponenti della pop americana si inseriscono nel processo di produzione, esaltando le immagini della società dei consumi.

Andy Warhol
Two hundred Campbell's Soup Cans, 1962.

        

Andy Warhol
Colored Campbell's Soup Can, 1965.

   

Andy Warhol
$ Red Background, 1981.

Warhol è l’America

Nel 1949 inizia a lavorare a New York come vetrinista e grafico pubblicitario presso alcune riviste: “Vogue”, “Glamour”, “Harper’s Bazaar”. Negli anni Sessanta si propone come artista indipendente e, conservando i procedimenti produttivi e le strategie di mercato della pubblicità, trasformerà l’idea di originalità dell’opera a favore di un’arte accessibile e comprensibile a tutti, al pari di qualsiasi altra merce. In questa ottica, aprirà una factory produttrice di opere d’arte confezionate. «[…] Per Warhol fare “arte” è un lavoro come un altro. Ama considerarsi un artista “a spazio”, pagato non per il successo personale bensì per il tempo di lavorazione impiegato per il lavoro prodotto; come quando disegnava scarpe per la pubblicità ed era pagato un tanto a disegno». (Tansini 1995)
Rifiuta l’invenzione, si limita ad isolare la singola immagine fotografica per ripeterla in serie: un inventario di cibi di maggior consumo e di star - la Coca-Cola, le scatolette di Campbell’s Soup, Marilyn Monroe, Elvis Presley -, dove ciò che si vede è solo l’involucro.
L’immagine frontale, dilatata, ingrandita, è collocata su un fondo di colore astratto, aggressivo, antinaturalistico dovuto all’uso sistematico dell’inchiostro industriale, fotografico e tipografico che offre una gamma di colori ristretta. Non vi è coinvolgimento emotivo, Warhol non parla di oggetti o di persone, ma solo di immagini ripetute e la figura, astratta dal suo contesto, diventa un’icona senza tempo ma anche senza qualità, un semplice oggetto di consumo: «di Marilyn non rimane che l’immagine glaciale, ferma, asettica». (Zuffi 2006, p. 263)

Andy Warhol
Self-Portrait, 1967.

Andy Warhol
Marilyn, 1967.

Andy Warhol
Double Elvis, 1963.

Andy Warhol
Liz, 1964.

Warhol propone la spettacolirizzazione della società dei consumi dove le immagini creano il mito che a sua volta crea l’immagine. Puntuale indagatore della realtà dei nostri giorni, «[…] è diventato famoso proprio grazie alla Commercial art, dalla quale ha avuto soldi e riconoscimenti, e che non ha mai rinnegato in nome di una forma d’arte “superiore”». (Tansini 1995)
Warhol è stato un modello per più generazioni di artisti che ancora oggi continuano ad operare secondo le sue idee.

Curiosa è la borsa prodotta nel 2008: il barattolo della Nutella è la versione italiana della Campbell's Soup.