Giangiorgio Trissino, letterato e umanista vicino al Cornaro, fu anche un abile dilettante di architettura. Nella sua ricostruzione di una casa antica, egli assomma elementi della domus romana e della casa greca; «è sufficiente capovolgere la pianta e invece di entrare in una casa di città si entra in una villa, con un’ampia loggia sul davanti e atrio e tablino al di là del peristilio, come indica Vitruvio nel caso delle ville» e come si vede nella villa dei Misteri a Pompei. (Burns 2005, p. 293) A questi studi si ispira quando, fra il 1535 e il 1538, realizza la propria villa suburbana a Cricoli ristrutturando l’edificio preesistente, a cui applica una facciata con ordini all’antica vicina alla loggia di villa Madama a Roma. Nella riorganizzazione degli spazi interni individua uno schema che diventerà un elemento chiave della progettazione palladiana: la sequenza delle stanze laterali, di dimensioni diverse ma legate da un sistema di proporzioni (1:1, 2:3, 1:2). | |||
Vincenzo Catena
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Giangiorgio Trissino
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Planimetria del pianterreno di Villa Trissino
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Villa Trissino
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«Trissino era uno dei principali scrittori di ortografia, grammatica e teoria letteraria della sua epoca. Come altri letterati suoi contemporanei, si occupava del problema dell’italiano scritto, in un periodo in cui, a parte i modi toscani impiegati da Dante, Petrarca e Boccaccio, non esisteva una versione codificata della lingua letteraria. Trissino tuttavia, andando oltre l’interesse per la forma più “corretta” dell’italiano, arrivò a comprendere che l’effetto letterario dipende dalla grammatica e dalla scelta lessicale. Può essere che lo stesso Trissino vedesse il parallelo fra la struttura linguistica e un approccio strutturato al progetto architettonico; oppure che Palladio, per un processo di osmosi intellettuale, aiutato dalla lettura di Vitruvio e di Alberti, avesse trasferito all’architettura l’idea di Trissino del rapporto fra stile letterario e regole linguistiche. La sua architettura in ogni caso assume un carattere linguistico e grammaticale […] genuinamente razionale […]». (Burns, Andrea Palladio - atlante delle architetture, p. 5)