Attualmente Villa Foscarini Rossi è sede del
Museo Rossimoda, che espone una collezione di circa 1700 modelli di calzature
femminili di lusso prodotte dall'azienda dal 1946 ad oggi, a cui si sommano,
ad ogni stagione, gli elementi più rappresentativi delle nuove collezioni.
Il punto di partenza del nostro percorso è stata la conoscenza della realtà
aziendale del Calzaturificio Rossimoda, che appare
per molti aspetti emblematica, in relazione al processo di internazionalizzazione
delle aziende calzaturiere della Rivera del Brenta . |
Rossimoda produce oggi oltre 500 mila paia di scarpe all’anno e ha un
fatturato di circa 70 milioni di Euro. Nelle tappe evolutive di Rossimoda
sono comprese tutte le formule organizzative e produttive adottate dalle
imprese calzaturiere della Riviera del Brenta. Partito dall’artigianato
puro con proprio marchio, il calzaturificio è diventato un’impresa vera
e propria producendo successivamente anche come terzista per la maison
Dior e raggiungendo la sua massima espansione mediante la produzione su
licenza delle grandi case di moda francesi, italiane e americane.
La dimensione internazionale dell'azienda, con il suo ingresso nel gruppo
LVMH, ha offerto l'opportunità di riflettere sulle dinamiche economiche
della globalizzazione; la visita all'azienda ha consentito di cogliere
in tutta evidenza l'evoluzione tecnologica della produzione industriale,
in cui l'apporto dell'informatica appare fondamentale.
Rielaborazione da Giovanni Luigi Fontana e Federica Rossi, ‘Scarpe d’autore’. Stile, tecnica e design nelle calzature d’alta moda, in G.Riello e P.McNeil, Scarpe, Vicenza 2007
NUMERO DI PAIA DI SCARPE | FATTURATO |
REDDITO OPERATIVO | Il fatturato, nel 2007, si è così ripartito per area: |
Europa (esclusa la Francia)= 39,4% |
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America del Nord= 19,5% |
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Giappone= 3,8% |
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Asia (escluso il Giappone)= 7,7% |
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Resto del mondo= 4,8% |
Per comprendere il processo storico-economico che ha portato la produzione
calzaturiera del Brenta ad assumere una rilevanza così siginficativa a livello
mondiale, è stato opportuno arretrare cronologicamente sino ai primordi della
produzione industriale brentana.