LOGGIA E ODEO CORNAROAlvise Cornaro, cultore della Roma antica, appassionato alla letteratura e al teatro, scrittore di agricoltura e idraulica fu anche un teorico di architettura; suo è un originale Trattato di architettura incentrato sul valore funzionale più che sulla forma degli edifici. Tra il 1524 e il 1530 commissiona al veronese Giovanni Maria Falconetto i progetti per l’Odeo e la Loggia della sua casa padovana, realizzando nel Veneto la prima architettura che parla il linguaggio degli antichi. | |
Disegno originale di Michele Potocnik, 1999. |
La Loggia, ideata per le rappresentazioni teatrali, riprende la frons scenae stabile di epoca romana: il portico rialzato è scandito da arcate e chiuso da un fondale. Qui, su gradinate temporanee, Alvise e i suoi amici umanisti assistevano alle commedie di Angelo Beolco detto il Ruzante.
L’Odeo, luogo destinato alla musica e alle conversazioni letterarie, presenta una sala ottagonale circondata da vani laterali disposti simmetricamente. La volta a ombrello è decorata a “grottesche”, motivo decorativo diffusosi a Roma nella prima metà del Cinquecento dopo la scoperta della Domus Aurea di Nerone.
Giovanni Maria Falconetto
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Odeo Cornaro
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Dopo il sacco di Roma, compiuto nel 1527 dalle truppe imperiali di Carlo V, «una serie di architetti di formazione romana si installerà nel territorio della Serenissima: Sanmicheli a Verona, Sansovino e Serlio a Venezia. In modi e con esiti diversi, questi uomini danno un contributo fondamentale alla creazione di un nuovo tipo di residenza nelle campagne del Veneto, intervenendo con forme nuove su modelli locali sviluppatisi oramai da quasi un secolo. Le loro storie si intrecciano però con altri protagonisti (i committenti), che architetti non sono, ma che conoscono a fondo la Roma antica […]. Il loro ruolo appare altrettanto cruciale nell’affermarsi della nuova villa nel Veneto, per diverse ragioni. Il desiderio di questi uomini di ricreare in patria i modelli anticheggianti dell’esperienza romana di vita agreste o suburbana, si muove all’interno di una mentalità tutta veneziana che prevede il controllo diretto dei patrizi sull’intervento architettonico. […] Intellettuali sofisticati […] vivono l’esperienza edilizia come una responsabilità, e un divertimento, propri». (Beltramini 2005, p. 55)
Villa Garzoni, edificata intorno al 1540, ripropone la tradizionale facciata del palazzo veneziano - due settori pieni rinserrano il loggiato - ma il linguaggio è “all’antica”, lo stesso utilizzato da Falconetto nei progetti per Alvise Cornaro: la Loggia e la villa dei Vescovi a Luvigliano.
Jacopo Sansovino
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Giovanni Maria Falconetto
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