VILLA BARBARO |
Iniziata nel 1556
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La villa fu commissionata dai fratelli Barbaro, proprietari del territorio di Maser dal 1339: Marcantonio – ambasciatore, senatore, governatore della Terraferma -, aveva un ruolo decisivo nelle scelte architettoniche della Repubblica; Daniele, patriarca di Aquileia, aveva curato la prima traduzione del trattato di Vitruvio, illustrata da Palladio e pubblicata a Venezia nel 1556.
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Planimetria del piano nobile
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Ninfeo. | |
All’interno Paolo Veronese ha realizzato uno dei più straordinari cicli di affreschi del Cinquecento veneto: l’illusoria decorazione, aperta su paesaggi immaginari con finti personaggi in finte architetture, sembra confondersi con le reali vedute che si scorgono dalle finestre.
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Paolo Veronese
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Dal racconto La grande villa
«Andrea guardava la vòlta con le figure affacciate dalla balaustra; e strizzando gli occhi cercava – o almeno tentava di vedere lassù le crepe che avevano tanto allarmato il Barbaro; e intanto, dalla crocera, allungava gli occhi nelle camere vicine. Si confermava la descrizione delle pitture che gli avevano fatto i viaggiatori: sui muri, fra le paraste bianche, grandi vedute di campagne deserte, con case e rovine, il fiume, l’Anfiteatro antico fra i boschi. Da finte porte entrava un servo, una bambina spiava dalla stanza. […]
Andrea, seduto allungava gli occhi senza curiosità verso le stanze lontane. Gli pareva che tra l’intimità delle piccole camere e le false porte, le lance e le bandiere, le vedute dipinte vi fosse un’incomprensione totale, un dialogo fra sordi. Ma oramai, era fatta. Sarebbe stato ridicolo – adesso che lo aveva constatato con i propri occhi – buttare in commedia quello che nei Quattro libri era rimasto coperto dal silenzio. […]
Andrea pensava che pitturando i muri di Maser, Paolo non era stato nemmeno sfiorato dall’impianto della villa, dalle misure delle stanze, dall’orientamento delle finestre. Anzi, dipingendo tra le colonne e le paraste e dentro le arcate – così che era impossibile trovare un palmo di muro bianco – aveva inventato altri spazi e misure, che stavano con quelli reali come l’acqua col fogo. […]» (Pozza 1972, pp. 151, 152, 153)