ANDREA PALLADIO 1508-1580 |
Andrea, figlio del mugnaio Petro della Gondola e di Marta “la zota”, nasce a Padova dove viene avviato dal padre ai lavori di scalpellino nella bottega del lapicida Bartolomeo Cavazza da Sossano. Sedicenne si trasferisce a Vicenza nel laboratorio di Pedemuro che produceva la maggior parte dei monumenti sepolcrali, degli altari, dei portali e delle decorazioni scultoree nel nuovo stile classico.
L’incontro fatale con Giangiorgio Trissino, suo mecenate, avviene in occasione della ristrutturazione della villa di Cricoli: qui l’umanista, riconoscendo il talento nell’oscuro “tajapiera”, lo prende sotto la propria protezione e lo introduce nei circoli culturali, attribuendogli l’appellativo classicheggiante di “Palladio”: l’angelo messaggero del suo poema L’Italia liberata dai Goti.
Lo studio dei classici e i frequenti viaggi a Roma, mettono l’artista a contatto con le forme dell’architettura “moderna” e antica, rileva le rovine di Villa Adriana e disegna la planimetria del tempio di Ercole vincitore a Tivoli - complesso costituito da un corpo centrale circondato da due portici simmetrici a forma di “L” - credendolo un edificio residenziale. Da questo equivoco, non irragionevole, deriva la struttura delle sue tante ville, edifici modernissimi e all’antica, che segneranno il territorio della terraferma “educata” dalla bonifica.
Andrea Palladio
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Maso Finiguerra
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«Palladio non inventò la villa, né la villa veneta, che esisteva già da tempo […] Ma rimescola le carte, in modo che la casa stia in mezzo al complesso (principio estetico), che le parti del complesso siano comunicanti (principio funzionale nuovo), architettonicamente unite, ma disposte in modo da non essere di “impedimento” l’una all’altra (principio estetico e funzionale)». (Burns 2005, p. 99)
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Mattoni cinquecenteschi sagomati a settore circolare,
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Palladio tra il 1537 e il 1573 progetta una quarantina di ville interpretando con soluzioni sempre diverse le idee e i temi forniti dai committenti e adeguando i canoni della classicità alle aspirazioni del proprietario e all’ambiente. Il sito su cui edificare la villa è una scelta importante perché deve soddisfare le esigenze di una vita sana, tranquilla, colta e dedicata all’agricoltura per cui ritiene necessario valutare l’esposizione al sole, l’assenza di acque stagnanti, la presenza di buona acqua e possibilmente la vicinanza ad un fiume per facilitare il trasporto delle merci.
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Interno
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Mauro Zocchetta
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«Nessuno ha segnato in maniera tanto profonda e duratura l’arte del costruire fino a fine Ottocento». (Romanelli 1995, p. 11)
Questo è anche dovuto al fatto che fu uno dei pochi architetti in grado di presentare al mondo i propri progetti: I Quattro libri dell’architettura, pubblicati a Venezia nel 1570 quando aveva più di sessant’anni, è una delle opere sull’architettura più lette di tutti i tempi. Testo e illustrazioni collaborano per comunicare idee e forme complesse in modo chiaro e immediato.
Francesco Zucchi
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Frontespizio
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Oggi risulta certo sorprendente notare quanto Palladio fosse realmente "vicino" ai modelli romani.
Modello di villa gallo-romana
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Frammento con paesaggi architettonici
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Goethe in Viaggio in Italia (1816-1829) scrive: «Le fabbriche del Palladio contengono qualcosa di quel divino, che è la forma in un gran poeta, il quale di veri e di finzioni compone una terza cosa che affascina […] Nelle sue architetture Andrea Palladio ha cercato di elevare i bisogni degli uomini, di ispirare loro una maggiore opinione di sé, di rivelare loro tutto il bello di una nobile esistenza».